All’inizio, come si può facilmente intuire, suor Giuseppina fu accolta molto male. Diverse volte, i proiettili le fischiarono sopra la testa, soprattutto un giorno, mentre stava tranquillamente salendo la collina. Nella proprietà appena acquistata vicino alle Benedettine, fece costruire un dispensario che organizzò al meglio. La gente rimase subito stupita, poi ammirata, da questa eroica operatrice di carità che prodigava le sue cure con tanta devozione e disinteresse, senza mai chiedere uno stipendio. Al contrario, distribuì doni di ogni genere ricevuti dalla Francia. L’iniziale ostilità degli abitanti del villaggio era così scomparsa, lasciando il posto a un’atmosfera di rispetto e fiducia.
Un nativo che stava lavorando sulla collina scoprì una linea di pietre che delineava l’abside di una chiesa mentre stava togliendo delle sterpaglie. Fu il conte di Piellat a portare alla luce la basilica. Le fondamenta rivelano che non c’era solo una basilica, la "Basilica dei Fiori", ma anche un grande monastero, il "Monastero del Bianco Celeste". Non appena la basilica è stata scoperta, a Tifflis, in Russia, è stato rinvenuto un ordo del VII secolo con questa intestazione: in Palestina, a Kariat-el-Enab [= Qiryat Yearim], festa dell’Arca del Signore il 2 luglio [4] [che è anche, in passato, la festa della Visitazione di Maria presso Elisabetta].
Nel 1912 il Capitolo generale si svolse a Marsiglia. Madre Célina Le Bouffo è stata rieletta superiora generale. Si appellò immediatamente a Suor Giuseppina perché si unisse alla Casa Madre; la sua intenzione era quella di trattenerla in Francia e, senza dubbio, di coinvolgerla nel governo. Suor Giuseppina prese il primo battello e arrivò a Marsiglia. Ma pregò i superiori di permetterle di tornare in Palestina e le fu concesso.
Eccola di nuovo sulla Santa Montagna, ancora attiva e ancora più in preghiera. Nel 1913 fu completato il convento delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione e fu avviata la Casa di Accoglienza. Volgendosi verso l’Occidente, suor Giuseppina moltiplica i suoi appelli al Signore Gesù. Contemplò il mare in lontananza e gridò: “Gesù! Attraversate il Mediterraneo! Lasciatevi trasportare dalle onde: andate in Francia a cercare anime d’amore che verranno ad adorarvi sulla Santa Montagna. Chiamate, chiamate le anime dell’amore!” [5]
Durante la guerra del 14/18, suor Giuseppina dovette tornare in Francia e rimase a Lione. Incontra la famiglia Revoil, una madre vedova, due figlie (Anaïs e Julie) e un figlio (Joseph): ottiene la guarigione della madre e annuncia a Joseph la sua vocazione sacerdotale. Anaïs diventa Suor Marie de la Trinité e Julie Suor Marie de l’Arche d’Alliance, entrambe nella congregazione di San Giuseppe dell’Apparizione.
Dopo la guerra, i tre arrivarono gradualmente a Qiryat Yearim, senza opere particolari, aiutati da padre Pel e da suor Donatine, una sorella maltese che condivideva la stanza di suor Giuseppina a Qiryat Yearim.
Sempre a Lione, Giuseppina incontrò padre Chevrier e padre Crozier, che era stato un grande amico di Charles de Foucauld. Fu soprattutto padre Pel, professore al collegio di Belley, a condividere il sogno di suor Giuseppina sull’opera di adorazione prevista per la "Montagna Santa". Li incontreremo più tardi sulla cima di Qiryat Yearim. Per il momento, tutti questi sacerdoti erano desiderosi di inviare a suor Giuseppina le loro ragazze, soprattutto quelle che si sentivano chiamate alla vita religiosa.
Finalmente, è arrivato il momento di tornare in Terra Santa. Suor Giuseppina si fermò alla Casa Madre di Marsiglia, dove c’erano diverse sorelle anziane. Indicandole a una delle sue "figlie", suor Giuseppina disse: "Dovete avere tutte queste sorelle in venerazione. Sono state tutte martire del dovere..." [6].
Tornata nello stesso luogo della casa di Abinadab e delle rovine della prima basilica dell’epoca bizantina, suor Giuseppina continuò a curare i poveri malati che continuavano ad arrivare dai villaggi circostanti. Era chiamata "Sorella Camomilla" perché con la sua buona camomilla (e la sua preghiera) molti malati si sentivano meglio. Contemporaneamente fece costruire il convento e il santuario mariano della Nuova Arca dell’Alleanza.
La prima pietra della basilica fu benedetta l’8 gennaio 1920 dal cardinale Dubois, con il titolo "NOSTRA SIGNORA DELL’ARCA DELL’ALLEANZA". La pergamena reca queste parole: "NOSTRA SIGNORA DELL’ARCA DELL’ALLEANZA. ALLA SANTISSIMA VERGINE MARIA, SIMBOLEGGIATA DALL’ARCO DELL’ANTICO TESTAMENTO". [7]
Fu in occasione della posa di questa prima pietra che Suor Giuseppina capì e sentì che le fiamme rosse viste 50 anni prima sotto i piedi di nostro Signore rappresentavano la Santa Montagna dove Gesù vuole essere adorato, amato e consolato dalle anime d’amore.
La basilica è costruita in bugnato sul modello di un’antica chiesa bizantina ricostruita nel V° secolo; devastata dai Persiani nel 614, risorse dalle sue rovine fino alla devastazione di Hakem, il califfo d’Egitto, nel 1010. Un antico calendario liturgico del VII° secolo menziona una festa in onore dell’Arca dell’Alleanza. E le tradizioni orali arabe ricordano ancora un convento o una chiesa "dei fiori" risalente a quell’epoca.
Il primo venerdì del febbraio 1920, la "Montagna Santa" di Qiryat Yearim fu consacrata al Sacro Cuore di Gesù (testo scritto da padre Leonide Guyot, Assunzionista, su richiesta di suor Giuseppina). Possiamo fare nostra questa preghiera: